Il cervello dell’atleta: perché la fatica mentale pesa più delle gambe
- Michelle Manias
- 28 set
- Tempo di lettura: 2 min
Ti è mai capitato di vedere un atleta sbagliare l’azione più semplice, quando sembrava avere ancora energia da vendere?
Non erano le gambe a cedere. Era la mente.
Le neuroscienze ci spiegano che la fatica mentale nasce nella corteccia prefrontale, il “centro di comando” che governa attenzione, decisioni e autocontrollo.
Quando questa zona del cervello si sovraccarica, anche un corpo perfettamente allenato percepisce più fatica del dovuto.
Il risultato? Errori banali, concentrazione che cala, fiducia che si sgretola.

La buona notizia è che la mente si può allenare proprio come un muscolo.
Tecniche di reset, respirazione e visualizzazione non sono trucchetti motivazionali, ma strumenti concreti per recuperare lucidità.
Nel mini-video che ho preparato ti guido nel box breathing: inspira 4 secondi, trattieni 4, espira 4, trattieni ancora 4. Una sequenza a scatola, semplice e potente, che abbassa il livello di stress in meno di due minuti.
Nel mio lavoro con atleti e squadre, ho visto quanto anche solo 5 minuti al giorno di mental training possano trasformare la performance.
E non serve inventarsi nulla di complicato: il libro The Inner Game of Tennis di Timothy Gallwey (link Amazon) resta una lettura illuminante per chiunque voglia capire il dialogo tra mente e corpo.
E per chi ama monitorare i propri progressi, un fitness tracker aiuta a tenere sotto controllo battito e stress, trasformando l’allenamento mentale in un’abitudine quotidiana.
Per me, aa: non è solo questione di forza o regole, ma di allenare attenzione, resilienza e capacità di reset.

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Michelle
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